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venerdì 20 luglio 2012

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Ho ricevuto diverse mail, tweet e messaggi facebook (non migliaia, nemmeno centinaia, ma una decina si, e mi ha fatto decisamente piacere !) in cui mi si chiedeva cosa penso della questione-Recco.

In breve, a chi mi chiede qual'è la mia valutazione rispondo: dipende dal punto di vista.


La mia angolazione è semplice: sono personalmente certo di aver fatto un buon lavoro (per un team sportivo o in una società per azioni non fa differenza) solo se ho contribuito a creare una struttura solida che continuerà a camminare con sicurezza anche successivamente al mio abbandono. 

+ Se ho preparato bene i miei giocatori, alcuni di essi "vivranno di rendita" del lavoro svolto in precedenza. 
Se ho creato un sistema aziendale vincente, se ho creato una struttura solida e funzionante, l'instaurarsi di una inerzia positiva sarà il segnale definitivo della qualità del mio lavoro.
Insomma, se ho pedalato forte la bicicletta continuerà ad andare veloce anche se per qualche tempo smetto di spingere.

- Se dopo aver raggiuno buoni risultati lascio la mia società e questa subisce un immediato crollo ho la certezza che quei risultati erano legati alla mia presenza, e che nonostante i miei sforzi non sono riuscito a crescere una creatura fino a farla camminare con le sue gambe.

Se questo punto di vista è anche il vostro, allora possiamo sederci per qualche tempo e aspettare: se il sistema-Recco continuerà a macinare trionfi allora potremo parlare di lavoro straordinaio. Altrimenti, purtroppo, saremo di fronte ad una disfatta dell' intero sistema pallanuoto. Nel frattempo mi auguro che il Recco festeggi l'imminente centenario con una stagione degna della sua storia.

Modifica del 23/07/12 - Questo è ovviamente il mio punto di vista. Potete leggerne uno interessante, benchè diverso dal mio tra le pagine del blog POSIZIONE 1, che vi invito a leggere.

14 commenti:

  1. Quella che hai impostato è un'analisi molto semplice, che però fa capire il concetto. Alla luce degli accadimenti odierni direi che i "-" si sprecano. La chiusura "tout court" del settore femminile rappresenta, dopo l'operazione di clonazione con il Rapallo dello scorso anno, una sconfitta colossale per la pallanuoto. Purtroppo, dall'esterno, sembra una "crisi di rigetto" dopo un trapianto. Evidentemente nell'ambiente di Recco non c'è un DNA che possa accettare un settore femminile. Concludo con l'auspicio che le ragazze impegnate dalla prossima settimana a Londra sappiano convogliare tutta la rabbia che questa situazione crea verso il raggiungimento di grandi obiettivi

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  2. beh .......la stessa cosa accadde nel rugby con un certo Berlusconi a Milano .....dopo quel suo blitz i migliori Italiani furono costretti a emigrare per trovare rimborsi a cui si erano abituati..... questi mecenati che devono solo riciclare denaro farebbero bene a non avvicinarsi agli sport sani......qui di sceicchi ce ne sono pochi ....tutti gli altri sono fuffa e prima o poi creano casini........auguro al glorioso Recco di riprendersi ....ripartendo da validi Italiani e tanti giovani .......diffidate dei soldi facili !!!! spesso puzzano o puzzeranno !!!!!!!

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  3. La questione recco credo possa e debba aprire gli occhi a tutti, e farci riflettere su di una cosa semplice: ma noi sappiamo fare sport? Lo sappiamo creare? Sappiamo creare societa' sportive autonome?
    La prorecco ci rimanda concettualmente A cio che spesso accade nel mondo calcistico. Chi ha soldi vince o ci va vicino. Il ricordo dei giochi manageriali del computer dove se compravi i 20 giocatori piu forti vincevi. Ma auesto e' sport? Questo e' creare sport? Io non credo. Questo e' investire per creare squadre forti ma prive di un' identita' sportiva pura. Allora forZa chi crea settori giovanili interessanti(savona docet). Forza chi come posillipo crea ultimamente squadre in modi autonomo.

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  4. La cosa tragica è che questo modello da "fantacalcio" si è esteso a tutte le categorie. Trovi campionati in cui sono presenti squadre che spendono decine di migliaia di euro per ingaggiare questo o quel giocatore proveniente dagli scarti di serie A ed altre in cui gli atleti si pagano la stagione. Fino a qualche stagione fa c'era l'obbligo per le serie inferiori di avere un certo numero di giovani in formazione ed una limitazione sui più maturi. Questo a mio avviso era una buona base di partenza, con qualche correttivo da apportare, come ad esempio distinguere gli "over" che avevano compiuto tutta la trafila con la stessa società da quelli ingaggiati dall'esterno. In questo modo verrebbe premiato chi si costruisce gli atleti in casa limitando gli innesti esterni. Proviamo ad usare questo contenitore oltre che per gli sfoghi (giusti) anche per proposte costruttive.
    PS x Umberto. Purtroppo non solo il rugby a Milano ha fatto una brutta fine, ma anche la pallavolo e l'hockey. Anzi direi che la peggio l'ha avuta l'hockey (con buona pace del mio amico Alf). Dopo il crollo di Milano tutto il sistema italiano è andato in frantumi, arrivando addirittura alla cancellazione di alcuni campionati ed all'emigrazione delle squadre italiane nei campionati esteri. Solamente la passione e l'abnegazione delle società è riuscita a far ripartire tutta la trafila. Non credo che questo possa succedere alla pallanuoto che per fortuna ha una diffusione nazionale più larga, si devono però proteggere le società che fanno vivaio.

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  5. @Livio - interessante quello che dici sul vivaio. Perchè non mi mandi una proposta articolata' la posterò certamente!

    @tutti - non si può fare certamente statistica con 3 commenti, ma leggerli tutti in una sola direzione è un fatto di per sè significativo di come la simpensa in merito all'oggetto del post.

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  6. Come tutte le cose il Recco di Volpi ha avuto aspetti positivi e negativi.
    Tra i positivi sicuramente ha provato ad accendere la luce mediatica sulla pallanuoto, creando una squadra strepitosa.
    Tra i negativi ha speso di più di quanto l'ambiente riesca a produrre, rendendo impossibile il mantenimento di certi livelli per altri che non fossero lui.
    Dal mio punto di vista nella diatriba tra Volpi e Fin il primo ha molti più meriti e molte più ragioni

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  7. @Angelo - grazie per il commento. A dire il vero non mi interessava tanto valutare la diatriba FIN-VOLPI, già trattata a fondo, quanto comprendere la portata del lavoro svolto in questi 6 anni dall'ex Patron del Recco.
    Che posizione hai in merito?

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Non so se qualcuno ricorda il Volturno del 1994 che costruì un dream team con Attolico, Bovo, Pomilio, Estiarte Ferretti e tanti altri che durò un solo anno.
    Il Recco è durato decisamente di più, ma dentro di me coltivo il sogno di vedere una squadra con tanti giocatori giovani e magari costruiti in casa. Dove è il Recco alle finali Nazionali Giovanili?
    La creazione di una generazione di campioni in casa (modello Barcellona nel calcio)porta a mio avviso ad un circolo virtuoso che può perdurare nel tempo a discapito anche di cambi di gestione.
    Ciò non toglie che sono stato in prima fila ad applaudire ai vari trionfi delle squadre liguri in questi anni.

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  10. In questo momento la scomparsa di Volpi è certamente un punto negativo. Al di là del piacere di altre Società ( di solito chi vince sempre è antipatico )o altri tifosi, cosa che può anche rientrare nel campanilismo o invidia, credo che la sconfitta più grande rimanga per la pallanuoto.
    Ok Volpi probabilmente ha fatto un pò troppo il gradasso ma credo nella sua buone fede per la costruzione di un progetto. Quando ha preso lo Spezia Calcio , l'intera città entusuasta gli ha messo il tappeto rosso, non per arruffianarselo ma perchè ha capito le sue idee e le sue potenzialità. Ha subito risistemato lo stadio, ne ha comprato un altro per far crescere il settore giovanile, ha fatto dei porogetti per i quali l'Amm. Comunal si è sentita partecipe e ha accettato.
    A Recco lui è sempre stato visto come un dito nell'occhio, non gli hanno permesso di fare nulla, dal risistemare Punta S. Anna che era un gioiello in riva al mare, nè sistemare l'area per la nuova piscina ecc ecc e nemmeno costruirsi una propria tomba di famiglia in un cimitero locale.
    La pallanuoto italiana ha bisogno di imprenditori con idee che possano fare progetti seri, ma anche di un'apertura da parte delle Amministrazioni locali.
    Detto questo sono amareggiato per il futuro della Società e per il futuro degli atleti e atlete che di punto in bianco si sono visti eliminare successi meritati, soldi e futuro.
    Scusate se sono stato un pò lungo.

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  11. @Gianfranco - No, non sei stato lungo, ma esauriente e ti ringrazio molto. Partirei dall'ultima tua frase: non credi che i modi e i tempi della comunicazione di Volpi siano fuori luogo, non solo per le imminenti Olimpiadi, ma anche per giocatori e giocatrici che, entrando a far parte di un meccanismo di livello superiore, e facendo certamente delle scelte di vita per questo, si vedano dissolvere nel nulla i motivi di tali scelte?

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  12. @ Edo,
    come ho scritto, non è stato un disastro sicuramente: perchè ha avuto il merito di provare ad accendere la luce sulla pallanuoto.
    Probabilmente non è stato un lavoro straordinario perchè continuare ad avere una squadra stellare comporta spese, per ora, fuori dal mondo pallanuoto.
    Io nel complesso da un giudizio positivo del Recco di Volpi: mi sembra che abbia voluto far crescere il nostro mondo.
    Ciao

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  13. Caro Edoardo,

    ho la netta sensazione che i tempi di Volpi siano volutamente fuori tempo. Se prendiamo per buono tutto ciò che ha dichiarato al quotidiano genovese Il Secolo XIX, e soprattutto la sua frase finale "Ora voglio vedere cosa fanno senza di me", viene spontaneo pensare che il suo intento sia stato quello di fare quanto più rumore possibile, a qualsiasi costo. Una mossa che, se davvero in questi termini, azzera ogni possibile riconoscenza nei suoi confronti.

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  14. Ciao Ale,
    concordo con te che quella frase apra a molti pensieri, uno dei quali è proprio il voler fare più rumore possibile per un second fine. Ma quale?

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